IL PERSONAGGIO VIVENTE
di Valentino Sala ( © 2014) Articolo pubblicato su Oregina InForma Anno II - numero 1
Quando ci accingiamo a scrivere una storia, una parte considerevole della nostra attenzione si posa sui personaggi che costruiamo, sul loro aspetto, il loro background (esperienze pregresse, rispetto al tempo del racconto) e in sostanza su come noi pensiamo che il personaggio, soprattutto quello principale, centrale della nostra storia, debba agire o su quali pensieri lo agitino. Tutto questo lavoro mentale, di concetto è ciò che si fa quando ci si accinge a scrivere. Spesso si disegnano mappe mentali, dove si colloca tutt'intorno alla figura espressamente stilizzata, tutto ciò che pensiamo abbia rilevanza: vita passata, aspetto fisico, sentimenti, paunti di forza e punti deboli e via di seguito. È un gran lavoro, insomma.
Cominciamo a scrivere la storia, quindi, dopo aver delineato le caratteristiche del nostro personaggio, dettagliatamente, quasi maniacalmente. Passano i giorni e la storia va avanti, fino a che un giorno, o più presumibilmente una notte, il personaggio stesso comincia a darci indicazioni. Vi chiederete come ciò sia possibile. Questo non so spiegarlo, ma spesso succede così. Il personaggio da noi costruito diviene Personaggio Vivente, come se avessimo insufflato vita in esso stesso, solamente per il fatto di averlo pensato; in effetti quando si parla della costruzione di un personaggio, si usa l'espressione "dar vita". La nostra storia comincia a vacillare e tanto più lo farà, quanto noi tenteremo di non prendere in considerazione la direzione verso cui il personaggio ci guida. L'unica cosa da fare è collaborare con questa immagine che di se stesso lui o lei ci suggerisce. Probabilmente la trama, le relazioni, i comportamenti cui avevamo pensato per la nostra storia, ne usciranno totalmente sconvolti; l'andamento sicuramente rivoluzionato, ma allo stesso tempo avremo la possibilità di guardare alla nostra storia da un punto di vista completamente diverso, quello del personaggio.
Ovviamente non voglio dire che un'entità esterna si impossessa del nostro intelletto, facendoci fare ciò che non eravamo intenzionati a fare. Ma è una parte di noi, inconscia forse, in cui si crea si autodetermina l'eesenza di ciò che abbiamo costruito e diviene indipendente dai nostri schemi pregressi, che sono quelli che spesso rendono ciò che scriviamo troppo razionale o predeterminato.
Si potrebbe allora pensare che tutto il lavoro descritto prima non abbia un suo senso. Niente di più sbagliato, senza quel lavoro faticoso, di costruzione, il Personaggio Vivente non prenderebbe vita e lascerebbe il nostro lavoro un pochino insipido.
Quando ci accingiamo a scrivere una storia, una parte considerevole della nostra attenzione si posa sui personaggi che costruiamo, sul loro aspetto, il loro background (esperienze pregresse, rispetto al tempo del racconto) e in sostanza su come noi pensiamo che il personaggio, soprattutto quello principale, centrale della nostra storia, debba agire o su quali pensieri lo agitino. Tutto questo lavoro mentale, di concetto è ciò che si fa quando ci si accinge a scrivere. Spesso si disegnano mappe mentali, dove si colloca tutt'intorno alla figura espressamente stilizzata, tutto ciò che pensiamo abbia rilevanza: vita passata, aspetto fisico, sentimenti, paunti di forza e punti deboli e via di seguito. È un gran lavoro, insomma.
Cominciamo a scrivere la storia, quindi, dopo aver delineato le caratteristiche del nostro personaggio, dettagliatamente, quasi maniacalmente. Passano i giorni e la storia va avanti, fino a che un giorno, o più presumibilmente una notte, il personaggio stesso comincia a darci indicazioni. Vi chiederete come ciò sia possibile. Questo non so spiegarlo, ma spesso succede così. Il personaggio da noi costruito diviene Personaggio Vivente, come se avessimo insufflato vita in esso stesso, solamente per il fatto di averlo pensato; in effetti quando si parla della costruzione di un personaggio, si usa l'espressione "dar vita". La nostra storia comincia a vacillare e tanto più lo farà, quanto noi tenteremo di non prendere in considerazione la direzione verso cui il personaggio ci guida. L'unica cosa da fare è collaborare con questa immagine che di se stesso lui o lei ci suggerisce. Probabilmente la trama, le relazioni, i comportamenti cui avevamo pensato per la nostra storia, ne usciranno totalmente sconvolti; l'andamento sicuramente rivoluzionato, ma allo stesso tempo avremo la possibilità di guardare alla nostra storia da un punto di vista completamente diverso, quello del personaggio.
Ovviamente non voglio dire che un'entità esterna si impossessa del nostro intelletto, facendoci fare ciò che non eravamo intenzionati a fare. Ma è una parte di noi, inconscia forse, in cui si crea si autodetermina l'eesenza di ciò che abbiamo costruito e diviene indipendente dai nostri schemi pregressi, che sono quelli che spesso rendono ciò che scriviamo troppo razionale o predeterminato.
Si potrebbe allora pensare che tutto il lavoro descritto prima non abbia un suo senso. Niente di più sbagliato, senza quel lavoro faticoso, di costruzione, il Personaggio Vivente non prenderebbe vita e lascerebbe il nostro lavoro un pochino insipido.
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